Il nuovo murales

Facciamo nuove tutte le cose!

#PM2020
Progetto Murales 2020


Questo progetto nasce prima di tutto dal desiderio di don Natale di dare nuova vita a quella parete che ormai da troppo tempo era rimasta bianca e anonima, proprio quella che per parecchi anni aveva ospitato un murales molto particolareggiato e colorato.
L’occasione per realizzare questa nuova opera si manifesta durante la programmazione delle attività dell’oratorio estivo 2020. Come tutti sappiamo, questo è stato un anno decisamente particolare che ha portato con sé tante fatiche e molte difficoltà di ogni genere.
In questo clima così disagiante, anche l’organizzazione dell’oratorio estivo ne ha risentito e molti ragazzi che solitamente erano impegnati in prima linea come animatori, ora si sono ritrovati in gran parte esclusi per via delle norme anti-covid19.
Ecco dunque l’occasione per dare uno spazio anche a loro: la realizzazione del murales è divenuta opera di molti adolescenti che hanno lavorato duramente tutto il mese di Luglio.


LE RADICI
Il progetto è stato affidato a me e a Sofia Cambiaggio e ha le sue radici proprio nel tema dell’oratorio estivo “Summerlife – Per fare nuove tutte le cose” diramandosi attraverso una serie di immagini che assumono singolarmente un significato diverso.
Questo tema prende spunto da ciò che abbiamo vissuto negli scorsi mesi: la pandemia, gli ospedali al collasso, il lock down, il dover riprogettare le proprie vite… Insomma, è stato un periodo che non dimenticheremo facilmente; dunque è proprio da come ricorderemo questo momento e da come abbiamo fatto nuove tutte le cose, che prende vita il nostro progetto.
Non è stato facile pensare a come riempire quella parete, ma grazie al continuo e fondamentale confronto con Monia e don Natale, abbiamo trovato il modo di dare vita a questa grande (per me enorme) opera.
Per rendere concrete le idee, abbiamo deciso di seguire in parte ciò che ha suggerito la FOM agli oratori. La proposta ha messo in luce dei luoghi che in qualche modo hanno avuto un ruolo particolare durante gli scorsi mesi (come ad esempio la casa).
Io e Sofia ci siamo confrontate su molti aspetti pratici del lavoro e questo ci ha permesso di capire come sarebbe stato meglio muoversi, perché un elemento da non sottovalutare mai è il tempo! Abbiamo quindi elaborato un’idea fatta di blocchi autonomi tra loro perché così avevamo la possibilità di gestire le immagini strada facendo; in questo modo se il tempo fosse stato troppo poco avremmo potuto realizzare meno immagini di quelle previste oppure, al contrario, farne di più.


IL PROGETTO

> CASA
La casa è l’immagine che apre il murales. Essa è stata il luogo principe della nostra quarantena, è ciò che più di tutto ha cambiato la nostra vita di questi mesi.
Casa è un posto dove in genere stiamo poco a causa delle nostre vite frenetiche e piene di impegni. Casa ora è diventata lavoro, scuola, palestra, prigione, ma soprattutto è tornata ad essere famiglia. Ed è proprio questa l’immagine che abbiamo scelto di trasmettere: una famiglia riunita che gioca e che riscopre la bellezza dello stare insieme.

Non dimenticare mai… Di essere Famiglia

Sulla parete di fondo della casa c’è appeso un filo rosso al quale sono fissate con le mollette delle polaroid. Questo filo, esce dalla casa e le polaroid in qualche modo prendono vita mostrando più in grande i loro fotogrammi. È come se tu stessi tenendo in mano quella foto e la stessi guardando da molto vicino. Cosa vedi?




> PARCO
Il parco è il classico posto dove si portano i bimbi a giocare, dove si fa volentieri una passeggiata, dove si prende il sole in compagnia, dove si legge un libro… Credo di non aver mai visto un airone o uno scoiattolo in un parco in centro a Milano. Con tutto il caos che facciamo, la natura si nasconde. Oggi il parco è diventato invece il luogo in cui essa si rivela e ricomincia a vivere secondo i suoi ritmi.

Non dimenticare mai… Di rispettare e proteggere la natura




> RIFLESSIONI
Una ragazza è intenta a scrivere su un quaderno un elenco di parole. Quelle parole sono state scelte dai ragazzi che hanno partecipato al progetto e sono significative di quello che la quarantena è stata per loro, rappresentano il loro vissuto.
La ragazza sta ancora scrivendo… voi cosa annotereste?

Non dimenticare mai… Di liberare le tue emozioni





> OSPEDALE
Questa immagine ha una storia. In tutta onestà, dopo tutto quello che abbiamo visto in questi mesi, l’ultima cosa che avremmo voluto rappresentare su questo murales è proprio l’ospedale. In realtà, riflettendoci su, abbiamo constatato che non sarebbe stato corretto “dimenticarselo”. Per quanto sia stato il fulcro della sofferenza e del disagio, per quanto sia stato difficile pensare a come rappresentarlo, non potevamo lasciarlo indietro.
Abbiamo cercato di dare una visione positiva, ossia due infermiere e un medico che si uniscono in un abbraccio di speranza, forza, unità e amore per il proprio lavoro e per i propri pazienti.
Dietro, si apre dal corridoio una porta e da quella porta entra una forte luce. Essa è la luce della speranza ma anche della fiducia, fiducia nei medici e negli infermieri che da sempre danno anima e corpo nel proprio lavoro e che, in particolare ora, hanno dimostrato una forza e un’energia inarrestabili, in un costante lavoro di squadra.

Non dimenticare mai… Che l’unione fa la forza





> PIAZZA
Le piazze sono state da sempre luoghi gremiti di gente. Anche qui, non penso di aver mai visto piazza del Duomo vuota. Persino alle 8 del mattino ci sono turisti che girano o persone che vanno a lavorare. Oggi, quante immagini, a mio avviso stupende, di piazze o viali deserti ci sono passate sotto agli occhi? Chi di voi ha provato, come me, ad attraversare le strade col rosso senza doversi preoccupare delle macchine che passano? La cosa più straordinaria però, è stato il silenzio. Un silenzio surreale che per tanti è stato angosciante perché si sentivano solo le sirene delle ambulanze. Vero. Però è vero anche che questo “niente” che rimbombava nelle strade ci ha dato la possibilità di parlarsi di balcone in balcone, di cantare tutti insieme “Azzurro”, di sentire qualcuno che suonava dalle case o dalle strade.
Questa polaroid, vuole dunque ricordare piazza del Duomo deserta, il silenzio che ha allietato Milano e la musica che ha accompagnato tante giornate unendo tutta l’Italia.

Non dimenticare mai… La pace del silenzio



> VIDEOCHIAMATA
La videochiamata è stata sottovalutata da moltissimi e per tanto tempo. Veniva usata da pochi, perlopiù da aziende. Ora ne siamo diventati quasi dipendenti. C’è chi ha fatto scuola, chi ha fatto videoconferenze, chi videoaperitivi… Abbiamo riscoperto un nuovo modo di rapportarci con le persone, c’era chi si divertiva a fare screenshot con facce stupide o chi faceva giochi di interazione virtuale, come ad esempio i nostri quattro amici della polaroid che cercano di realizzare un cuore utilizzando le braccia. È diventato l’unico modo per vedere le persone, l’unico luogo di relazione tra chi era ricoverato in ospedale o in casa di riposo e i propri familiari. Un’esperienza leggera da una parte e una più forte dall’altra. Insomma, abbiamo riscoperto i vantaggi di una videochiamata, ma per fortuna nel cuore ci è rimasto il desiderio di vedersi e di abbracciarsi dal vivo.

Non dimenticare mai… La forza di un abbraccio




> STAZIONE
Treni bloccati. Aerei fermi. Viaggi rimandati o cancellati. Si potrà andare? Si potrà tornare? E sono solo due delle milioni di domande che la gente si è fatta in questo periodo. Lo stop totale che ci è stato imposto è stato difficile da digerire, ma per fortuna in tutti è rimasta la voglia di ripartire. Il ragazzo nella polaroid sta partendo, ma per dove? Non c’è scritta nessuna meta, solo un paio di orari. La meta della vita di ciascuno di noi la sappiamo solo noi. C’è tutto lo spazio necessario per lasciarvi liberi di pensare.

Non dimenticare mai… Di chiederti dove stai andando





> SOLIDARIETÀ
A Napoli c’è questa carinissima tradizione di calare dei cestini di vimini, i cosiddetti panari, dalla propria finestra per il trasporto di qualsiasi tipo di oggetto; diciamo che diventa una sorta di ascensore manuale per le cose. Se conoscete qualcuno che ha origini napoletane, fatevi spiegare meglio perché è una cosa davvero particolare e interessante da conoscere.
Dai telegiornali abbiamo potuto vedere come tante persone si sono mosse in aiuto di chi, a causa della pandemia, si è trovato in gravi difficoltà economiche. C’è stata una vera e propria corsa alla solidarietà e l’inventiva delle persone ha portato a diverse modalità di collaborazione. Tra queste, è stato anche rivoluzionato il sistema del panaro. Abbiamo trovato che fosse un’immagine suggestiva e che rendeva molto bene l’idea di quello che è avvenuto in questi mesi.

Non dimenticare mai… Di condividere




> CIELO
Il cielo è il classico luogo del sogno. La famiglia che si affaccia alla finestra è la stessa che gioca nell’immagine della casa iniziale. Se prima erano concentrati su loro stessi, sulla loro casa e su ciò che il lock down ha portato con sé, ora rivolgono il loro sguardo all’esterno, lì dove sono ricominciate le nostre vite dopo il blocco. Lo sguardo rivolto verso il cielo è appunto indicativo del sogno, dell’immaginario, del desiderio. Allora noi desideriamo che dopo questo forte e singolare periodo, ci si ricordi delle cose che abbiamo scoperto e riscoperto e si faccia di queste, un bagaglio per i nostri sogni, perché se le portino con sé e ne facciano tesoro sempre.

Non dimenticare mai… Di sognare




L’ESPERIENZA
Questa esperienza, seppur partita con molti dubbi e timori, si è rivelata una grande sorpresa. Io per prima non ero molto fiduciosa nella riuscita del progetto in quanto mi sembrava un’impresa titanica, ma ci ho voluto credere ed è diventata la mia sfida.
Quando ho incontrato i ragazzi, mi sono assunta in modo ufficiale la responsabilità che ci saremmo riusciti e loro mi hanno accompagnata in questo viaggio.
Il gruppo è sempre stato vario, non eravamo mai gli stessi, qualcuno ha potuto esserci molto poco e qualcun altro invece è stato sempre presente; non mi è mai importato però chi o in quanti fossimo, la presenza di ciascuno è stata importante e significativa.
È stato davvero stupendo vedere con quale dedizione si lavorava e quanto effettivamente ognuno di noi piano piano si stesse affezionando sempre di più al progetto.
Facevamo orari impegnativi e il caldo era particolarmente difficile da sopportare, ma noi eravamo lì a dipingere senza sosta.
Quello che mi porto dietro da questa esperienza è un bagaglio molto ricco. Innanzitutto mi porto il divertimento, perché credo che tutti noi prima di tutto ci siamo divertiti; poi la grinta dei ragazzi, la loro dedizione al lavoro e la passione che ci hanno messo che sono state molto coinvolgenti; infine un’enorme soddisfazione che spero mi porti a credere un po’ di più in me stessa. Non è facile avere la determinazione per portare a termine un progetto di questo tipo, non è facile chiedere ai ragazzi di stare dietro ai miei ritmi. Non è stato facile. Ma spesso le cose più difficili e ardue sono quelle che poi danno maggior soddisfazione e felicità.
Per questo voglio ringraziare chi per primo mi ha dato fiducia affidandomi il progetto e Sofia che, nonostante avesse un esame a settimana all’università, mi ha aiutata nella realizzazione dei disegni e mi ha supportata per la durata di tutto il progetto anche se a distanza.
Infine e in modo particolare, vorrei ringraziare tutti i ragazzi che mi hanno seguita senza timore in questa avventura, che sono stati capaci di tenere alto il livello di ottimismo e che hanno sopportato persino le mie manie di perfezionismo. Siete fantastici!
In tutta onestà non posso non fare un ringraziamento mirato a tre ragazzi che davvero ci sono stati sempre, che fosse mattina, pomeriggio o sera, fino all’ultimo giorno di lavoro, fino all’ultimo minuto (si erano fatte le 21.00 di sera ed eravamo lì dalle 14.45… del 31 luglio!); quindi un super grazie a Gabriele Lorenzetti, Maria Giulia Caraguay ed Enrico Barretta.

Chiara De Filippis


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