Pregare in famiglia

Questo tempo “sospeso” del virus ci ha relegato un po’ tutti in casa. Ecco, la casa e la famiglia sono diventate, o sono tornate, ad essere anche il luogo in cui avviene l’accoglienza della presenza quotidiana del Signore. Il tempo della pandemia ha visto infatti da parte dei Pastori della chiesa l’invito insistente a recuperare la preghiera in famiglia, la preghiera della famiglia unita; quello di pregare in famiglia è stato anche l’esperienza proposta dal nostro Vescovo, che ogni sera ha guidato una breve preghiera trasmessa dai mezzi di comunicazione. In realtà sappiamo bene che questa è stata nei secoli l’esperienza vissuta nella gran parte delle famiglie, già presente nel popolo ebraico e nelle case della prima comunità cristiana. E’ stato perciò molto bello accorgerci come, in ogni sera dei giorni di Avvento, anche qui da noi sia stato accolto l’invito a una preghiera familiare condivisa, che è stata chiamata “La Terrazza”. Queste esperienze dell’Avvento sono un invito a prendere sul serio la verità antica che il Concilio Vaticano II aveva ricordato ai cristiani: la famiglia costituita da battezzati è una “Chiesa domestica”, una piccola Chiesa che vive nelle case. E in una Chiesa, anche quella che vive nella casa, si prega ogni giorno, come è testimoniato dalla grande tradizione. La scelta di consegnare ogni settimana questo foglietto, che abbiamo chiamato “koinonia”, cioè comunione, è stata dettata anche dalla convinzione che le famiglie possono essere aiutate a ritrovare ancora ogni giorno un tempo in cui fare memoria della presenza paterna e provvidente di Dio. Fare insieme genitori e figli il Segno della croce, pregare insieme il Padre nostro e l’Ave Maria, significa rinnovare ogni giorno la professione di fede, e questo è il modo forse più efficace per trasmetterla alla nuova generazione che si affaccia alla vita. Come appunto prega il salmo (145,4): “una generazione narra all’altra le tue meraviglie”.

× Attenzione! Testo dell'errore