Passa-parola

«C’era, sì, cera – ma come ritrovarlo / quello spirito nella lingua / quel fuoco nella materia» (Mario Luzi). E’ perchè le nostre coscienze un po’ ottuse tornino a scaldarsi al fuoco di quella Parola, con il piglio dei cercatori dello Spirito e la gratitudine di chi si è sentito chiamato per nome dal Signore della vita, che papa Francesco ha desiderato che la terza Domenica del Tempo Ordinario fosse destinata a celebrare con particolare intensità il dono della Parola. «Non una volta all’anno, ma una volta per tutto l’anno» (Motu Proprio Aperuit Illis). Con la processione di ingresso alla Messa portiamo il libro della Parola e lo deponiamo nel presepe al posto del Bambino: “Il Verbo si è fatto carne”. I gesti parlano, sono parole in immagine, frammenti di eternità visualizzate in storie. Gesù è Parola nella storia umana e la sua vita nella “carne” mortale illustra per noi la salvezza del “Verbo” eterno. Il Vangelo nel presepe ci dice che Dio ha scelto di essere “cera” perché “c’era” da sempre, per rifarci alla poesia di Luzi. La cera è malleabile, la nostra carne è fragile e intaccabile. Le nostre storie sembrano spezzoni provvisori del grande film della vita ma in realtà rivelano il copione immenso scritto dal creatore. Nella domenica della Parola Gesù ci fa discepoli che ripartono dal presepe e percorrono le strade delle vicende quotidiane con una missione: rinvenire il senso della nostra “carne” nel “Verbo” e aiutare altri a fare questa scoperta. È il nostro povero “passa parola” occasione di un autentico “passa Parola”.

× Attenzione! Testo dell'errore