Basta mostri... Ridateci i Santi!

Commento al numero 70 di Atlantide


Il commento di questo numero di Atlantide è nato osservando la bella iniziativa di un gruppo parrocchiale di organizzare una “festa dei santi”, in cui i nostri giovani possono riscoprire divertendosi le radici della nostra feste del 2 novembre, creando un momento di animazione e serenità per la parrocchia (v. la NEWS del 14 ottobre). 


È anche l’occasione per riflettere sul senso cristiano delle nostre festività, un argomento già affrontato sul numero 45 di Atlantide, che recensiva il libro bello e sempre attuale “Le feste scippate – Riscoprire il senso cristiano delle festività” nel quale l’autore Mimmo Muolo muove dalla domanda del figlio Giuseppe (“Papà, ma Natale non è la festa di Gesù Bambino? Ma allora perché tutti parlano di Babbo Natale?”) per guidarci nella riscoperta della radice, prima ancora che del significato, dei ‘giorni rossi’ del calendario.


Il punto è che, per riscoprire le ‘feste cristiane’, è essenziale come sottolinea l’autore non dimenticarsi che pur sempre di “feste” si tratta. Prima ancora di gustare il senso cattolico di queste celebrazioni, non si può trascurare il significato culturale e sociale delle stesse.


La stessa riflessione sull’avvenimento da festeggiare contribuisce alla comprensione delle feste, basti pensare al Natale: per iniziare a recuperarne il significato, sarebbe sufficiente non dare nulla per scontato e “in alcuni casi giungere a spiegare l’evidenza. A partire da quella più evidente di tutte: Siamo nel 2012, ma 2012 anni da che cosa? Perché adottiamo questo computo del tempo?”.


La riscoperta delle radici delle feste ne completa il rapporto con il tempo, inteso come ‘storia’. “L’anno liturgico risponde con i suoi eventi centrali (l’incarnazione e la risurrezione) alle essenziali domande che da sempre albergano nel cuore dell’uomo: da dove veniamo, chi siamo, dove siamo diretti, attraverso il continuo divenire del tempo e delle stagioni? […] Privarsi dunque della liturgia, specie quella domenicale, svuotare del loro autentico significato alcune feste cristiane (Natale e Pasqua) o sovrapporvi una parodia carnevalesca in salsa horror (ad esempio Halloween al posto di Ognissanti) significa “marinare” questa scuola di vita e conformarsi ad una sorta di analfabetismo anche esistenziale di ritorno dagli esiti disastrosi”.


Altrettanto importante è poi il senso sociale delle feste. Ad esempio, la domenica come giorno di Dio, dell’uomo e della società intera, a cui “la civiltà cristiana ha dato la fisionomia di uno spazio di libertà dal lavoro, per ritrovare la dimensione  più intima della propria umanità. Uno spazio da dedicare innanzitutto al rapporto con Dio, che fonda tutti gli altri rapporti. Uno spazio da dedicare agli affetti famigliari e agli interessi culturali, uno spazio per entrare in relazione con gli altri e per curarsi di chi ha bisogno di aiuto. Ben diverso è il quadro delle domeniche nella società di oggi, dove il riposo non dà tregua oppure dove lo spazio liberato dal lavoro è saturato dagli spettacoli sportivi o dalle offerte dei centri commerciali. E se da un lato lo scippo della domenica porta al disorientamento causato dalla mancata sincronia dei tempi del lavoro e della festa, che sono alla radice della nostra vita comunitaria, la saturazione consumistica del tempo libero comporta dall’altro la perdita di riti sociali che trasformano la dimensione della festa in una fruizione individuale, in cui l'altro c'entra poco o niente: cioè tempo “vuoto””.


Per salvarci dal ‘tempo vuoto’ quindi approfittiamo della nostra iniziativa parrocchiale per riscoprire le storie dei nostri santi. Chi proprio non può fare a meno dell’insolito, ne troverà poi anche nella storia e nell’arte cristiana: come testimonia l’icona bizantina di San Cristoforo cinocefalo che accompagna questo articolo!

× Attenzione! Testo dell'errore