Alla fine di gennaio i
parroci della città hanno trascorso tre giorni di formazione sul tema
“Inventare la tradizione abitando la transizione”. Nell’uso comune il verbo
inventare indica la creazione di qualcosa che prima non c’era, ma nel suo significato
originario significa ritrovare qualcosa che già c’era. Analogamente intendiamo
per tradizione la conservazione di qualcosa che c’era mentre la sua etimologia,
trasmettere, non indica qualcosa di statico ma di dinamico. Si
tratta dunque di trasmettere ciò che è tesoro per la Chiesa, cioè la fede in
Gesù, vivo e risorto, presente accanto a ogni uomo. La transizione poi è sotto
gli occhi di tutti: transizione verso una realtà digitalizzata, in gran parte
già avvenuta, che porta la Chiesa a doversi confrontare, nella sua premura di
trasmissione della fede, con una società molto diversa da quella con cui ha cominciato
a dialogare per esempio negli anni del Concilio. Se la Chiesa vuole vivere la
sua tradizione deve abitare la transizione senza sottrarsi.
Se ci chiediamo come la Chiesa potrà essere all’altezza di
questo compito ci potremo stupire nell’invenzione, nel senso di ritrovamento,
di una risposta tradizionale, cioè trasmessa in tutti i venti secoli della sua
esistenza: la santità. La Chiesa sarà credibile se saprà proporre cammini di
santità che sono per definizione sempre alternativi alla vita naturale, che si
nasconde alla Grazia di Dio. Tanto più i
cristiani coltiva-no un ideale di santità tanto più modernamente sostengono il
confronto con la vita mondana. Mondano non è immediatamente sinonimo di sazietà
ricca e gaudente, ma di dominio sul-la vita in ogni suo ambito. Siccome la
realtà creata e donata da Dio non può essere posseduta, ci si è creati la copia
digitale che ha annullato le distanze nel comunicare e azzerato i tempi nel
vivere. Chi di noi non sente il fascino dei legami con un click e non sente
nello stesso tempo l’ansia di impegni sovrapposti. La santità ci aggancia alla
vita reale facendoci scoprire la presenza di Dio nelle relazioni vere, nella
possibilità di donare la vita, nel confronto con l’umanità piena, quella di
Gesù. Santo è chi cerca di vivere come Gesù. Il papa nella sua esortazione “Gaudete
et exsultate” ci dice “Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la
vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole santi e
non si aspetta che ci ac-contentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata,
inconsistente”. La Quaresima è il tempo in cui la Chiesa con la sua
tradizione ci permette di appassionarci a questo ideale di santità. Nei venerdì
di quaresima ci confronteremo con alcuni personaggi che hanno vissuto vari
aspetti di santità, di imitazione di Cristo, alcuni di fama mondiale come Paolo
VI, altri in quanto santi “della porta accanto” come Chiara Corbella, giovane
madre che ha dato la vita. La prima domenica di Quaresima con l’imposizione
delle ceneri, gesto penitenziale sempre attuale, ci viene consegnato il
cammino di Quaresima per dare concretezza al nostro desiderio di vita
autentica. Cristiani reali e non virtuali.