Le prospettive che si aprono

Tempo di Pentecoste

Con il tempo estivo sembra concludersi il cammino annuale della comunità parrocchiale. In realtà veniamo introdotti in uno scenario di cambiamenti che richiedono una riflessione. Innanzitutto la Chiesa milanese ci chiederà di allargare i confini dei decanati: si tratta di istituzioni utili per coordinare la vita delle parrocchie limitrofe e per impostare la formazione del clero. Pochi hanno l’idea di questa utilità perché pensano che guardare la realtà dal finestrino del decanato sia come guardare con un telescopio tenuto al contrario: le cose si vedono piccole e lontane. Ampliare i confini dei decanati a Milano può far aumentare questo rischio. Ma se facciamo una analogia con la situazione europea per cui ci siamo appena espressi come elettori, si tratta di cogliere l’opportunità offerta da un cammino unitario perchè la Parrocchia singola è ormai incapace di porsi di fronte alla complessità. In secondo luogo l’avvicendamento di don Alessandro con un successore che ci auguriamo sia altrettanto bravo ci porta a immaginare un’altra analogia con l’Europa. La visione di uomo europea nasce dalla radice cristiana, anche se questo fatto
viene negato ideologicamente. La chiesa dei giovani sa che può contare su una umanità sana con cui dialogare, ma che non si trova più nei confini degli oratori. I giovani vanno cercati là dove sono, da parte dei componenti della
“comunità giovani” sapendo che molti hanno perso le loro radici e la missione permette di cercare insieme la direzione da dare all’esistenza. Infine l’elezione del nuovo Consiglio Pastorale in ottobre permette un’ultima analogia
con il dato europeo: le politiche migratorie devono essere lungimiranti e non difensive, sapendo per esempio che l’Africa conterà due miliardi di persone nel 2050. I laici del nuovo Consiglio Pastorale dovranno interpretare la chiesa
milanese come Chiesa dalle genti, pensando le scelte parrocchiali insieme ai numerosi fedeli non italiani che finora costituiscono una presenza significativa ma timida. Insomma il tempo estivo, connotato liturgicamente come “tempo di
Pentecoste” non è semplicemente una vacanza ma un’occasione di discernimento pastorale.

Don Natale




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