Tommaso Scarano: la testimonianza di un servizio instancabile

La storia del Redentore dietro al bancone del bar

Anche per chi frequenta da poco tempo una comunità è facile individuare le persone che, per diverse ragioni, rappresentano un punto di riferimento, talvolta una vera e propria “istituzione”. Le loro storie personali si legano in maniera indissolubile a quella della Parrocchia, ne custodiscono la memoria, testimoniano l’importanza di dire il proprio “sì”. Quella del signor Tommaso Scarano, classe 1930, è sicuramente - per il Ss. Redentore - una di queste storie. Ce la racconta in un caldo pomeriggio estivo, nel suo salotto, insieme alla moglie Mariangela con cui ha da poco festeggiato i 61 anni di matrimonio.  


Tutto comincia con il trasferimento a Milano da Massafra (Taranto) nel 1954. Inizia una vita lavorativa di grande impegno, ma soprattutto passione, presso un’importante azienda: la Unilever. “Non è mai stato a casa un giorno con l’influenza. Anche se aveva la febbre, si è sempre alzato per andare a lavorare” - racconta Mariangela - “Non perché ci fosse bisogno di me, era una cosa che mi sentivo”, ci tiene a precisare lui. Mariangela e Tommaso si sposano nel ‘58 e da quel momento abitano per molti anni in via Padova, finché il proprietario non decide di mettere in vendita l’appartamento: “Siamo rimasti senza casa, dovevamo cedere il diritto di prelazione a chi aveva comperato”. Proprio tramite l’Unilever, nel 1979 trovano l’appartamento di corso Buenos Aires dove tuttora abitano: “Appena siamo venuti a vivere qui siamo andati a presentarci al parroco ed era appena arrivato don Piero”. Inizia così per entrambi il cammino con la comunità del Redentore, che prosegue tuttora, e che per Tommaso in particolare si identifica con un lungo percorso di servizio, trascorso in gran parte dietro il bancone del bar dell’Oratorio.


Dal racconto che Tommaso ci regala dei suoi anni di impegno al bar traspare la stessa serietà, attenzione, abnegazione che poco prima si poteva percepire dal racconto della sua esperienza professionale nella grande multinazionale. “Il giorno dell’inaugurazione dell’oratorio - era l’89 o forse il ‘90 - eravamo tutti lì a festeggiare e noi eravamo seduti al primo tavolo vicino al bar”. È una suora, suor Pierantonia, a interpellare Tommaso proprio in quell’occasione: c’era bisogno di una persona che si desse da fare per la gestione del bar. E il suo sì arriva senza pensarci due volte: “quello che posso, faccio”, e da allora è sempre rimasto. Prima nei fine settimana, poi - dopo qualche tempo, andando in pensione - quotidianamente. “Man mano mi sono impratichito, mi rassicurava pensare che - in oratorio - anche se il caffè non è proprio perfetto alle persone va bene lo stesso”.


Quella di Tommaso è una disponibilità totale che si fa carico di ogni esigenza del bar con costanza, senza trascurare nessun dettaglio: dalla manutenzione della lavastoviglie al controllo delle scorte. “Difficile che si rimanesse senza qualcosa, mi veniva sempre in mente prima. E non vi dico il lavoro per l’oratorio estivo: era massacrante! Ho resistito a lungo a preparare granite. Arrivavo alle 7 a preparare pizze, focacce e toast per 600 ragazzi e 100 animatori”. Quello di Tommaso è anche un punto di vista privilegiato sull’oratorio e i suoi cambiamenti nel tempo: “la presenza di ragazzi è calata. Una volta vi assicuro che si faceva un bell’incasso… È calata anche la disponibilità di persone al bar (spesso venivo chiamato per rimpiazzare quando qualcuno si tirava indietro). È cambiato il modo di vivere l’oratorio: in molti casi oggi si fa la prima comunione, la cresima e poi i ragazzi spariscono. Prima venivano, giocavano a pallone, era sempre pieno. Questo è cambiato. Ora c’è sempre qualcuno, ma meno di una volta”.


La presenza di Tommaso in parrocchia non si limita però al bar, con il tempo diventa un vero e proprio tuttofare: “mi sono preso il compito di andare al comune e all’ufficio sacramenti in curia, a portare i documenti per registrare la pubblicazioni di matrimonio. Negli uffici mi conoscono tutti e qualche volta li ho convinti ad accelerare qualche passaggio facendo notare i miei 88 anni! Ho risolto tanti problemi”. La testimonianza di Tommaso è un esempio per tutti, dà la prova del valore della gratuità di un servizio, svolto senza risparmiarsi, e della ricchezza che questo può portare ad una comunità intera. “Sono contento di averlo fatto e ancor di più per quello che ancora potrò fare, ma sono già soddisfatto in ogni caso, perché sento che mi vogliono tutti bene”.

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