Hai ricevuto l’invito alla conference call: “Preghiamo insieme”

Viviamo un periodo intenso e sospeso, in attesa di disposizioni che ci facciano sentire più liberi e al contempo più al sicuro: ci aspettiamo che i libri di storia ne parleranno diffusamente. Siamo immersi, infatti, in un cambiamento radicale della nostra vita: da diverse settimane siamo costretti a una immobilità che non è soltanto fisica, ma rischia di scivolare facilmente anche in immobilità mentale, relazionale e spirituale.

E allora, come reagire?

 

La nostra comunità cattolica considera giustamente la partecipazione alle celebrazioni e ai riti comunitari come parte essenziale del vivere la propria fede e, quando assente, ne sentiamo la mancanza.

In particolare, questo rischiava di avvenire durante la Settimana Santa, tradizionalmente sempre densa di celebrazioni che per molti costituiscono l’essenza della preparazione alla Pasqua di Resurrezione, un modo per portarla davvero nella propria vita.

In un momento in cui non è possibile radunarsi, allora, abbiamo avuto paura che la Pasqua non sarebbe stata la stessa, che probabilmente l’avremmo percepita come meno reale o, forse, con un impatto meno forte sulla nostra vita. Per alcuni fedeli c’è stato il timore che sarebbe stato più difficile pregare e concentrarsi sul Signore che risorge.

 

Ma durante la Quaresima avevamo sperimentato la possibilità di assistere alle celebrazioni eucaristiche seguendole in televisione o in streaming, mentre tante persone si stavano abituando ad utilizzare quotidianamente mezzi online per video conference e chiamate di gruppo in contesti sempre più differenti: prima lavoro e studio, poi anche incontri con amici. Da tutte queste esperienze sono nate rapidamente l’idea e l’esigenza di applicare queste tecnologie anche alla preghiera.

 

È così che sono nati dal basso gruppi più o meno ampi che si propongono questo scopo, guidati dalla voglia di pregare insieme, che, come anche il nostro don Natale ha avuto modo di dichiarare più volte, è sempre forte e non riusciamo a mettere a tacere, pur rispettando completamente le regole dettate dalla quarantena. Siamo abituati anche a farci portatori l’uno verso l’altro della voglia di esserci, di pregare e di incontrarsi, a sentire su Whatsapp un amico che ci invita a un momento condiviso, e il giorno dopo essere noi a ricambiare.

 

Nella comunità del Redentore si sono sviluppati diversi gruppi che si “incontrano” in video conferenza per un Rosario o per un Vespro. La cadenza delle riunioni è quasi sempre quotidiana, cosa che dimostra sia la volontà di impegnarsi che il bisogno di questi momenti, e radunano gruppi di amici o di famiglie, che si ritrovano anche rafforzati nei propri legami.

Trattandosi di iniziative che partono dal basso, alle quali i sacerdoti sono presenti in modo più o meno saltuario, diventano molto partecipate e si sviluppano nel tempo grazie alla collaborazione tra i partecipanti, che sentono l’onere e l’onore di portarle avanti nel modo migliore, complice magari anche l’aumento del tempo libero a disposizione per preparare al meglio possibile i sussidi (letture, canti, ecc) e gli strumenti tecnologici.

 

Per esempio un gruppo di circa dieci famiglie si ritrova tutte le sere per la recita del Rosario, perché:

“Poter recitare il Rosario “insieme” è un grande regalo: significa che siamo davvero Chiesa e che, anche se è impossibile incontrarsi, possiamo vivere come una comunità, a partire dalla preghiera” (Elena Bonomi, Progetto Aprile 2020).

 

Un altro gruppo si ritrova quotidianamente prima di cena con l’obiettivo iniziale di vivere un momento di spiritualità ogni giorno della Settimana Santa, in aggiunta al seguire le celebrazioni in televisione o in streaming e alla preghiera personale e in famiglia. “L’obiettivo”, dichiarano Florin e Dario, che si sono fatti primi promotori dell’iniziativa, “non è sostituirsi a questi momenti, ma di dare una cadenza alle giornate di quarantena che avvicinano alla Pasqua, all’interno di un gruppo che condivida la preghiera”. In questo caso si recita un Vespro semplificato, lasciando tanto spazio alla condivisione delle proprie riflessioni personali sul Vangelo del giorno e alle intenzioni di preghiera che scaturiscono dal vissuto di ognuno dei partecipanti. Non è quindi un momento di ascolto passivo, ma di preghiera attiva, riflessione e condivisione importante.

 

Queste iniziative ci portano tanti benefici come Comunità. Il primo tra tutti è stato quello di fugare il timore di non riuscire a vivere bene l’arrivo della Pasqua e che la nostra vita di fede si “anestetizzasse” in un momento così importante dell’anno. Una volta ancora riscopriamo il valore della preghiera, che ci tiene svegli e vigilanti nonostante le condizioni esterne, e della condivisione, dello stare insieme di qualità, aspetto di cui possiamo accorgerci del ruolo centrale proprio quando la situazione avrebbe potuto inibirlo o addirittura sospenderlo.

 

Lo strumento della conference call ha i suoi limiti naturali, infatti è facile perdersi la sacralità del momento per una connessione che cade, per un audio fuori sincrono, oppure per la situazione in cui ci troviamo fuori dallo schermo (un bambino che piange o il divano che incoraggia una posizione più rilassata…). Tutto questo però non ferma l’urgenza di pregare insieme e di farlo anche online: anche quest’anno Gesù è stato veramente presente tra noi nella Pasqua, in un contesto casalingo ma che ha potuto aprirsi alla condivisione.

Per questo, i gruppi di preghiera che si sono formati guardando alla meta della Pasqua proseguono anche in questi giorni, in modo che ciascuno possa non rinunciare alla riflessione quotidiana, e sicuramente troveranno delle evoluzioni positive nel mese di maggio, in cui ci affideremo a Maria.

 


 

Laura Bonatti

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