Il suo Natale

Almeno per quest’anno celebreremo il Natale suo, di Gesù. Per una volta, questo Natale non è il nostro. Perché Gesù viene a visitare in suo popolo senza aspettare che le condizioni siano favorevoli; non ha neppure bisogno di una casa per venire al mondo, e neppure di orari da rispettare. Quest’anno la comunità cristiana viene aiutata, da ciò che accade nella vita di tutti, a celebrare e a vivere ciò che secondo il Vangelo è essenziale, lascia invece cadere ciò che lungo i secoli ha anche un po’ fatto ammalare il Natale. Certo, facciamo fatica a inventare una celebrazione del Natale che non sia la stanca ripetizione dei Natali a cui ci siamo abituati. Ci siamo abituati all’usato sicuro, ma quest’anno ci è chiesto di azzardare qualcosa di nuovo: non sarà sufficiente riciclare il Natale usato. Come è stato con la prima venuta di Gesù, così anche ora la sua venuta ci renderà capaci di essere “nuovi”. Perché non illudiamoci, ce lo ricordano il Papa e tante persone sapienti, dopo questa pandemia nulla sarà come prima. Ci viene detto che, nel suo Natale, Gesù “da ricco che era si è fatto povero, facendoci ricchi della sua povertà”. E perciò iniziamo a vivere questa festa bella e grande in un modo diverso: guardando a Gesù. Perciò daremo spazio alla preghiera quotidiana in famiglia, e vi porteremo la memoria dei cristiani perseguitati e dei popoli segnati dalla guerra; e faremo anche nostre alcune delle belle occasioni di condivisione che ci sono proposte, e destineremo il corrispondente di un pranzo natalizio a chi, vicino o lontano, se le nostre mani non si aprissero al dono non avrebbe neppure il pane necessario per sopravvivere, neppure a Natale. Così il “suo” Natale renderà anche noi un po’ nuovi, capaci di essere lievito buono per questo tempo diverso che è già iniziato.

× Attenzione! Testo dell'errore