EduCare: amare la libertà

In questi giorni il tema centrale è quello dell’educazione: festa della famiglia, memoria di don Bosco, settimana dell’educazione, e il Vangelo che presenta un Gesù che cresce mettendo alla prova le figure educative dei maestri e dei genitori.
Cosa significa educare? Dal “metodo preventivo” di don Bosco fino al metodo APAC recentemente applicato in Brasile anche in alcune carceri sprovviste di guardie, si scopre che educare è amare la libertà. Una frase che tutti condividiamo se scritta dentro un cioccolatino o in un post di Instagram. Alla prova dei fatti però tutti pensiamo che educare sia dare delle regole: se le segui sei beneducato, se no sei maleducato e quindi da correggere.
Ma amare la libertà dei ragazzi significa anche saper rischiare, dare responsabilità, coinvolgersi nella rilettura delle scelte insieme a loro. Come ci mostra Gesù, amare la nostra libertà non è una passeggiata, non si può puntare sul risparmio energetico.
Il Covid ha determinato la nostra capacità di coinvolgerci nelle vite gli uni degli altri, tenendoci a distanza o peggio ancora in isolamento, e così anche l’educazione è messa alla prova. Pensiamo agli studenti al computer. La perdita di controllo da parte degli insegnanti mette molto più sulle spalle dei ragazzi la scelta di come seguire le lezioni, di come studiare, di che valore dare all’istruzione: qui emerge l’educatore. Se pensiamo all’educazione come controllo, il Covid non può che abbatterci. Se invece educare è amare la libertà, ci fa cercare modi nuovo per non abbandonare chi si trova di fronte a scelte e sfide nuove. Dobbiamo essere grati e guardare con stupore a tutte quelle persone che, nella nostra comunità, si stanno dimostrando educatori non soltanto perché hanno un ruolo, ma perché hanno amore da vendere.

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