Servizio dei giovani a Opera San Francesco

Intervista ad alcuni giovani della comunità

Quest'anno con la Co.Gio.(comunità giovani) avete iniziato una nuova attività di servizio. Ci potete dire di cosa si tratta? 

Quest’anno, più precisamente da ottobre 2020, noi del gruppo giovani abbiamo cominciato a prestare servizio presso la mensa dei poveri dell’Opera San Francesco, in Via Kramer. L’impegno è settimanale: ogni venerdì, tre dei ragazzi che hanno aderito si recano in Opera per svolgere alla mensa determinate mansioni (dalla pulizia dei tavoli, alla distribuzione delle mascherine etc), questo dalle 18:00 fino alle 20:30. Opera San Francesco è un’organizzazione fondata dai Frati Cappuccini che “garantisce ai poveri assistenza gratuita e accoglienza” (come si legge nel loro sito), attiva dal 1959. È una realtà piuttosto conosciuta, qui a Milano, ed è infatti grazie a un passaparola che l’abbiamo inizialmente scoperta e abbiamo così cominciato a interessarci. 

Come è nata questa idea?

La Comunità Giovani si è sempre infatti basata su due concetti cardine: quello appunto di comunità e quello di carità. Quest’ultima di fatto è e dovrebbe essere un aspetto fondamentale della vita di ogni giovane, cattolico e non, poiché offre infinite possibilità di crescita e maturazione, sia a livello individuale, che a livello comunitario e proprio per questo ci tenevamo a mantenerlo vivo, nonostante il periodo estremamente complesso in cui ci siamo ritrovati (e dal quale ahimè ancora non siamo usciti). 

Avete iniziato proprio nel momento in cui si stava entrando in zona rossa, quando tutto stava chiudendo. Cosa vi ha spinto a non rimandare questa proposta?

A questo proposito, è vero: la pandemia ha in effetti rischiato di farci accantonare l’idea, rimandarla, in parte perché temevamo scarse adesioni, in parte anche per la “paura dell’ignoto” nel quale ci si stava lanciando. Invece, l’idea ha da subito suscitato interesse: si sono fatti avanti molti giovani volenterosi che, anche grazie alla disponibilità e all’accoglienza che ci ha riservato il gruppo di Opera San Francesco, da ottobre prestano regolarmente servizio presso la mensa. Evidentemente la crisi che stiamo vivendo ha risvegliato in molti la coscienza e la necessità del dover fare qualcosa, che sono state più forti di questo senso di impotenza e del torpore che sembravano un po’ gravare su tutti. La risposta a questa “chiamata” è venuta incontro sicuramente a un bisogno esterno, ma anche a un bisogno interno, intimo, di ciascuno di noi.

Che valore ha per dei giovani una esperienza di carità come questa? 
Personalmente, come vi sta arricchendo?

Da un’esperienza di questo genere si possono certamente imparare molte cose. Abbiamo avuto modo di confrontarci, in questi mesi, scambiarci le impressioni e i pareri, e dalle testimonianze emergeva come tutti, a loro modo, fossero rimasti colpiti, toccati dall’attività svolta. Forse, la cosa che ha sorpreso più di tutte è stata l’eterogeneità dell’utenza: “sono 19.668 gli ospiti che si sono rivolti ai servizi di OSF nel 2020 almeno una volta e provengono da 130 nazioni” -possiamo leggere nel portale di Opera- e di questi gli italiani sono un buon 14%. Insomma, un panorama che nessuno si aspettava di trovarsi davanti, per qualche ragione. Un altro aspetto che ha colpito molto è la strenua lotta all’indifferenza, nella forma dell’essere riconosciuti e del riconoscere, dell’instaurare, quando possibile, un rapporto con gli ospiti che valichi i limiti del volontariato per trasformarsi in vero e proprio servizio. Insomma, quello di Opera è un ambiente che sicuramente instilla consapevolezza nei confronti di chi e cosa ci circonda e che ci spinge dunque ad andare oltre, a fare un passo in più verso l’altro, a volerlo conoscere al di là dei nostri preconcetti; ma ci fa anche riflettere su noi stessi, su quello che possiamo fare e in che misura possiamo farlo, su quali siano i nostri limiti e su come potremmo superarli attraverso il servizio. In questo senso è un’esperienza conoscitiva a tutto tondo: di noi stessi in quanto individui e di noi stessi in relazione all’altro, chiunque esso sia.

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