L'ABITO GIUSTO

Siamo in estate, è finita la scuola, si attendono le vacanze, c’è l’oratorio estivo.

Nel vangelo di questa domenica troviamo una parabola strana (potete rileggerlo di seguito). A prima vista ne emerge una figura di Dio capricciosa e non misericordiosa.

Mi salta però subito all’occhio una analogia tra l’invito a nozze del re e l’avventura dell’oratorio estivo appena iniziata: questa è una festa di alcune settimane, in cui gli invitati vengono da tutti i crocicchi della nostra parrocchia e non solo. Il vestito da indossare non è semplicemente la maglietta dell’oratorio o il cappellino, ma è un vestito interiore. È il vestito di chi sa che partecipare all’oratorio, soprattutto se adolescente, significa rispondere a un invito ben preciso: invito alla gioia, all’amicizia, ma anche all’ascolto, al servizio e al sudore. L’abito dell’animatore, in particolare, è l’abito del servizio. Un servizio che promette una gioia grande. Una gioia che si può gustare solo indossando questo abito. E così si illumina la parabola, per tutte le nostre situazioni di vita: Dio ci chiama alla festa, alla gioia, ma non in modo generico o “ciascuno come crede”. Solo indossando l’abito giusto – l’abito della carità – possiamo restare nella festa, gustare tutte le esperienze umane come anticipo del Regno di Dio. Senza questo abito, siamo noi stessi ad allontanarci dalla festa, con pianto e “stridore di denti”.

Solo seguendo questa “legge dell’amore” potremo essere veramente liberi e lieti. Allora anche il tempo della vacanza non può essere un tempo “vuoto”. Solo mantenendo questo abito giusto potremo anche vivere il riposo della vacanza con una gioia profonda, e non semplicemente come una evasione temporanea dagli affanni della vita.

× Attenzione! Testo dell'errore