Eccomi, manda me!

Ricordo ancora con chiarezza il contesto in cui ho percepito che il Signore mi chiamava a seguirlo diversamente da come avevo immaginato io!

Pensavo ad una famiglia, ad una laurea in ingegneria meccanica o elettronica (avevo una grande passione nello smontare e cercare di rimontare i piccoli oggetti elettronici nel tentativo di capire meglio come funzionassero!). 

Come possiamo comprendere la chiamata del Signore?

La grandezza del Signore risiede anche nel fatto che Egli non è mai ripetitivo e non si chiude in uno schema preconfezionato, ha una fantasia incredibile nel rivolgersi a ciascuno di noi in maniera originale e tale che possiamo comprenderlo con chiarezza. 

La vocazione (la chiamata) è per tutti, non per i pochi privilegiati che hanno già imparato a conoscere come ascoltare la voce del Signore. Abramo è uomo maturo, pagano e idolatra, eppure il Signore lo chiama ad intraprendere una strada che lo porterà ad essere padre di tutti i credenti nel Dio unico; Samuele ragazzino, cresciuto in un santuario per un voto fatto da sua madre Anna, riconosce la voce di Dio grazie all’aiuto di Eli, il sacerdote custode di quel santuario; Maria, una giovane ragazza, che aveva già immaginato la sua vita in modo diverso, si accorge di poter contribuire ad un disegno più grande; Mattia, un discepolo come altri, che le circostanze portano ad uscire dall’anonimato per diventare Apostolo. Questo è vero tanto nella storia biblica, quanto nella storia quotidiana dove “paganesimo” e fede si intersecano continuamente: Ambrogio, funzionario imperiale, non ancora battezzato, nell’esercizio attento e onesto del suo “lavoro” è interpellato a convertire le sue attese e e a mettere a disposizione la sua arte oratoria, la sua fermezza, la sua capacità di sintesi, di guida come Vescovo; ma  anche tante donne: S. Caterina, santa Monica, Madre Teresa, S. Gianna Beretta Molla…

Cosa unisce tutti questi uomini e donne che hanno saputo ascoltare la chiamata di Dio? 

La ricerca, il desiderio di comprendere, l’apertura ad ascoltare, osservare e cogliere i segni di una pienezza di vita che si realizza partendo dalla scoperta delle proprie qualità e diventa capace di aprirsi e ricomprendersi in un disegno più grande di sé, fuggendo ogni possibile atteggiamento di auto referenzialità, di auto sufficienza. Si coglie la vocazione o chiamata quando, nonostante le nostre fragilità diventiamo in grado di riconoscere i nostri talenti come un dono che ci oltrepassa e riusciamo ad attribuirli all’amore di Dio, senza trattenerli per noi o per un piccolo gruppetto eletto, ma li doniamo ogni giorno gratuitamente ad ogni fratello e sorella che il Signore pone accanto a noi sul sentiero della vita.

× Attenzione! Testo dell'errore